top of page

150 anni di Villa Wahnfried




I diari di Cosima sono il documento per eccellenza per conoscere nel dettaglio la scansione quotidiana della famiglia Wagner. Un susseguirsi di eventi importanti ma anche di faccende private minime eppure rivelatrici di quella ritualità che consacrava ogni attimo biografico della vita del genio. Certamente, l’abilità narrativa della signora Wagner è un elemento caratterizzante le migliaia di pagine dei suoi Tagebücher sebbene il raccontare, il descrivere, l’osservare e il riflettere conferiscano alla mole di scritti uno spessore quasi religioso, liturgico, rituale in quanto ritmico, scansionato da azioni e impegni che contribuirono anch’essi alla graduale costruzione della grandiosa impresa che si sarebbe coronata il 13 agosto del 1876 con l’inaugurazione del Festspielhaus e la prima della tetralogia dell’anello.


Un evento come quello che sancisce l’ingresso della famiglia Wagner a Villa Wahnfried il 28 aprile 1874 è motivo di grande interesse per chi studia la vicenda artistica del Meister.


Wahnfried sarà la casa definitiva, la dimora che lo accompagnerà quasi al termine della sua vicenda terrena. Vogliamo pensare che se la dipartita di Wagner non sia avvenuta qui ma nell’amata Venezia tutto ciò non sia da leggere come un semplice gioco del destino. Wahnfried era, come dice il nome stesso della dimora, la pace dalla illusioni, il riposo di colui che dagli anni Trenta dell’Ottocento aveva iniziato a lottare per affermare la propria arte dell’avvenire, a fuggire dai persistenti debiti, dalle condanne, negli esili e nelle grandi città europee mai troppo magnanime con il genio di Lipsia, anzi arcigne e scostanti verso un arte che avrebbe sconvolto la storia del teatro in musica e il ménage consueto e consunto dei teatri d’opera.


Wahnfried non poteva portare la morte, era vita e riposo e anche ora lo è. Sotto la fitta coltre di edere, nel giardino retrostante la magione, è lì che riposa la salma mortale di Wagner con Cosima e i suoi amici di sempre: i suoi amati cani.


I Wagner giunsero a Bayreuth il 27 aprile 1872, dopo la loro dipartita dall’Asyl di Tribschen. L’impresa della costruzione del Festspielhaus e di Villa Wahnfried stava per iniziare e il maestro intendeva seguire i lavori da vicino: urgenza e improrogabilità erano le costanti che accompagnavano i progetti.


Prima dimora sarà a Donndorf, villaggio nei pressi di Bayreuth, nell’Hotel Fantaisie (scritto alla francese), adiacente allo Schloßpark Fantaisie, il parco del palazzo omonimo, costruito come residenza estiva intono al 1770 dal margravio Friedrich von Brandenburg- Bayreuth.


Nei ristretti spazi dell’albergo, tuttora esistente e trasformato in museo, la famiglia rimase fino al settembre del 1872 per poi trasferirsi nel centro di Bayreuth precisamente in Dammallee n. 7, attuale sede della Landwirtschaftliche Berufsgenossenschaft.


Solo due anni dopo e precisamente il 28 aprile 1874, centocinquant’anni fa, i Wagner poterono prendere possesso della nuova villa che il 4 maggio dello stesso anno Wagner battezzerà definitivamente Wahnfried


Leggiamo di seguito le pagine dei diari di Cosima che ci raccontano il fermento di quei ferventi giorni  di trasloco. La traduzione è di Lucia Cambria.



28 aprile 1874

Trasferiti nella nuova casa! Non è ancora pronta, c’è ancora molto da fare. Abbiamo avuto un piacevole pranzo da Feustels.

Alle 4 la sala da pranzo è stata inaugurata con una conversazione coi signori Hoffmann, Brandt, Brückwald del comitato di gestione, e coi fratelli Bruckner, scenografi di Coburg.

Su consiglio del professor Hoffmann, a loro è stata affidata la preparazione delle scene a partire dai suoi bozzetti. R. mi ha raccontato del clima disteso che ha prevalso, e di come ognuno di loro fosse pieno di uno spirito di totale abnegazione al progetto.

Non poteva esserci modo migliore per consacrare la nuova casa. Cena confortevole. I tre piccoli, Eva soprattutto, ci hanno espresso gratitudine per le camerette. Fidi ha una stanza tutta per sé. Chiaro di luna. Uscendo fuori in balcone, io e R. scorgemmo la tomba, e lui ha nominato questa casa: “l’ultima felicità”. 


4 maggio 1874

Lunedì, 4 maggio. 

R. voleva mettersi a lavoro oggi, ma ha consegnato la sua ultima pagina ai copisti, che adesso vivono in teatro. I ragazzi stanno gelando, ma sono orgogliosi di consacrare quell’edificio! Nel pomeriggio R. mi ha ricordato del fatto che avessi sempre chiesto di battezzare la casa. Ora aveva finalmente un nome: “Wahnfriedheim”. Esisteva già un luogo chiamato Wahnfried a Hesse, mi disse. Questa contrapposizione tra queste due parole lo aveva sempre affascinato per la sua misticità. “E come quella poesia di Goethe che si rivolgeva esclusivamente ai saggi, così solo le persone dotate di attento senno saranno in grado di comprendere il suo significato”. 

Beviamo il nostro caffè del pomeriggio in salone, dove risuona una forte eco. Ieri i bambini hanno cantato Kos im Mai (coccole di maggio, ndt) e Freude schöner Götterfunken (Gioia, bella scintilla divina, incipit Inno alla gioia di Friedrich Schiller, ndt) su in galleria e noi sedevamo giù, godendo di quel commovente riverbero. 

Stamattina presto R. mi ha detto: “Sono molto dispiaciuto nel non poter mostrarti la mia sinfonia. Mendelssohn l’ha probabilmente distrutta. È probabile che gli abbia rivelato delle cose a lui spiacevoli”.

La sera, J. Caesar di nuovo. Il primo bagno dei bambini, tante risate. 

A parte tutto questo, c’è ancora tanto lavoro da fare per sistemare le cose.

26 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Associazione La Voce Wagneriana

Via San Francesco Saverio 1

83100 Avellino (AV)

Contatti

  • Facebook
  • Instagram
  • Youtube
bottom of page